La Galleria Luisa Delle Piane presenta Checkpoint, un progetto di Andrea Anastasio, che dopo una lunga assenza da Milano e dopo esperienze italiane e internazionali di ricerche libere dal contesto progettuale di design, propone un paesaggio composto da oggetti, contenitori e sedute nati da un approccio progettuale fortemente caratterizzato dalle esperienze vissute in ambiti artistici negli ultimi anni.
La mostra prende il nome dalla seduta “Checkpoint” che, visivamente ricalca la struttura dei posti di blocco militari. Il checkpoint è, paradossalmente, sia il posto di controllo che il luogo prescelto in cui parti avverse possono venire in contatto. Questa ambiguità si coniuga perfettamente con lo spirito della mostra, dove viene presentato un paesaggio composito, quasi una piccola antologica di progetti, in parte già realizzati ma mai mostrati in Italia e in parte di recente ideazione.
Se la seduta Checkpoint ricorre al linguaggio iconico per arricchire simbolicamente un elemento classico dell’arredo domestico, sabotandone la semantica, nei “Giubbotti” – serie di vasi in porcellana compressi tra sacchetti imbottiti – si genera un corto circuito visivo che sovraccarica l’oggetto di altre valenze. I “Giubbotto” negano la forma del vaso occultandolo, ma la proteggono e la consegnano ad altri usi, ad altre interpretazioni.
I “Crateri” sono vasi da fiore in vetro, progettati con la duplice funzione di contenere shopping bag di plastica. Si tratta di contenitori-vasi che sfruttano la trasparenza del vetro per rivelare i linguaggi cromatici e merceologici dei sacchetti di plastica. Raccolti all’interno, questi si trasformano in elementi materico-pittorici, narrando di consumi, di merci, di luoghi che cambiano continuamente, con il passare dei giorni.
I “Mimetici” sono oggetti polivalenti, che svolgono diverse funzioni, mimetizzandosi con gli altri oggetti e con i casuale affastellarsi di cose. Sono porcellane biscuit, che nella seconda cottura si saldano tra loro in composite nature morte. Queste vanno, a loro volta, ad inserirsi tra gli oggetti del mondo domestico, diventando presenze-assenze e generando al contempo nuove funzioni.
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