MIART 2016

MIART 2016

MIART 2016

Durante l’edizione Miart 2016 La Galleria Luisa Delle Piane presenta tre progetti. La collezione Ospiti realizzata da Andrea Anastasio nel 1999 composta da mobili contenitori in laminato metallico, lampade e vasi in metacrilato. La serie di mobili metallici per ufficio prodotta da Olivetti nel 1960 e progettata dal gruppo storico B.B.P.R.. La collezione di lampade Mirage di Giorgia Zanellato, ispirate alle scritte al neon di Las Vegas.

DESIGN KAPUT

DESIGN KAPUT

DESIGN KAPUT

Christoph Radl lancia a Milano Mystery Chair una sedia dell’Ikea firmata da Ola Wihlborg, sulla quale Radl ha fatto dipingere testi di canzoni che hanno a che fare con il sedere, elemento essenziale del corpo umano nell’uso di una sedia… Apparentemente super popolare l’operazione di Radl nasconde riferimenti sofisticati e antichi.
I testi scritti a mano rimandano ai monaci amanuensi che prima di Guntenberg scrivevano i testi miniati medioevali. La sedia prodotta in serie e a basso costo è resa preziosa da l’intervento grafico manuale e quasi pittorico che rimanda anche all’arte di artisti come Lawrence Weiner, Christopher Wool or Glenn Ligon .
Ma la sedia di Radl è soprattutto un omaggio alla fisicità delle parole e della musica, ammiccando alla mitica canzone del 1953 di Junior Parker resa immortale da Elvis Presley nel 1955.
Il mistero della normalità che trasforma e rende invisibile il design in un epoca dove gli oggetti non devono più occupare lo spazio ma farne parte, cosi come le canzoni e la loro musica ci circondano diventando anche loro spazi invisibili ma reali.
Mystery Chair è una provocazione lirica che introduce l’idea del “useless design” in un periodo della nostra storia dove le forme sono obbligate a lasciare spazio alle parole, twitter , e alle immagini , Instagram
La sedia è l’elemento centrale, la molecola essenziale di tutta la presentazione di Radl nello spazio di Luisa delle Piane. Anche se tutta l’installazione è costruita in modo particolarmente coinvolgente mirando quasi a rendere marginale la sedia stessa. Infatti si potrebbe pensare che il personaggio principale, il protagonista, sia il tavolo di Jean Prouvè prodotto da Vitra , sulla cui superficie è pure manualmente dipinto un testo sulla dieta e sul cibo.
In realtà il tavolo è un semplice espediente, il MacGuffin del progetto , in parole povere in questo caso un vero “object prouvè” J.
Il vero succo che sta alla base della ricerca portata avanti negli ultimi anni da Christoph Radl e della sua riflessione sul “useless design “, che vede nella “Mystery Chair” uno dei primi , sorprendenti, risultati , è quella di una realtà dove il design concreto e funzionale tende sempre di più a scomparire, sostituito da quelle che potremmo descrivere come una serie di continue dissolvenze incrociate fra immagini , linguaggio, parole e oggetti fra i quali non è più possibile trovare o scoprire una vera gerarchia.
Con “Mystery Chair “ Radl introduce quello che potremmo definire il design della comunicazione sociale. Una parola è tanto funzionale oggi ed efficace quanto un oggetto.In un mondo di Distratti Concentrati  pochi di noi portano attenzione alle cose che usiamo, intenti a interpretare , a scrivere o a guardare  le cose che ascoltiamo , diciamo, riceviamo.
“Mystery Chair” potrebbe essere sopranominata la “Social Sedia”, un oggetto messaggio o un messaggio da usare.
Circondati da un panorama di parole che ricoprono i muri su quali il testo è ora leggibile ora illeggibile a seconda della nostra disponibilità a farlo, tavolo e sedie si rincorrono come il remake aggiornato di  una scena di Alice nel Paese delle Meraviglie  dove la poverina si ritrova per chissà quale motivo in un mondo dove le cose diventano parole  facendo il solletico al nostro sedere quando vogliamo riposarci sedendosi su di loro .
Christoph Radl con la calma di chi ne ha viste nel mondo del design e della grafica più di cotte e di crude di Levi Strauss vuole suggerirci, non avendo tutti noi più il tempo di ascoltare, di usare le parole almeno per riposare.
“Mystery Chair” introduce il linguaggio mimetico, the lyric camouflage.
Secondo Radl oggetti e parole, diventati entrambi inutili possono ritrovare la loro ragione di esistere e funzionare, nascondendosi a vicenda in un gioco continuo, letteralmente in questo caso, di musical chairs.

Febbraio 2016
Francesco Bonami

Fuorisalone 2016

Fuorisalone 2016

Fuorisalone 2016

Durante il Fuorisalone 2016 la Galleria Luisa Delle Piane presenta i progetti Voliere di Andrea Branzi, Contrappesi di Andrea Anastasio e Quazar di Giorgia Zanellato.

Fuorisalone 2015

Fuorisalone 2015

Fuorisalone 2015

Durante il Fuorisalone 2015 la Galleria Luisa Delle Piane presenta i progetti Transparency di Andrea Branzi, Ri-frazioni di Andrea Anastasio, Marwoolus di Marco Guazzini e Mirage di Giorgia Zanellato.

Checkpoint by Andrea Anastasio

Checkpoint by Andrea Anastasio

Checkpoint by Andrea Anastasio

La Galleria Luisa Delle Piane presenta Checkpoint, un progetto di Andrea Anastasio, che dopo una lunga assenza da Milano e dopo esperienze italiane e internazionali di ricerche libere dal contesto progettuale di design, propone un paesaggio composto da oggetti, contenitori e sedute nati da un approccio progettuale fortemente caratterizzato dalle esperienze vissute in ambiti artistici negli ultimi anni.
La mostra prende il nome dalla seduta “Checkpoint” che, visivamente ricalca la struttura dei posti di blocco militari. Il checkpoint è, paradossalmente, sia il posto di controllo che il luogo prescelto in cui parti avverse possono venire in contatto. Questa ambiguità si coniuga perfettamente con lo spirito della mostra, dove viene presentato un paesaggio composito, quasi una piccola antologica di progetti, in parte già realizzati ma mai mostrati in Italia e in parte di recente ideazione.

Se la seduta Checkpoint ricorre al linguaggio iconico per arricchire simbolicamente un elemento classico dell’arredo domestico, sabotandone la semantica, nei “Giubbotti” – serie di vasi in porcellana compressi tra sacchetti imbottiti – si genera un corto circuito visivo che sovraccarica l’oggetto di altre valenze. I “Giubbotto” negano la forma del vaso occultandolo, ma la proteggono e la consegnano ad altri usi, ad altre interpretazioni.

I “Crateri” sono vasi da fiore in vetro, progettati con la duplice funzione di contenere shopping bag di plastica. Si tratta di contenitori-vasi che sfruttano la trasparenza del vetro per rivelare i linguaggi cromatici e merceologici dei sacchetti di plastica. Raccolti all’interno, questi si trasformano in elementi materico-pittorici, narrando di consumi, di merci, di luoghi che cambiano continuamente, con il passare dei giorni.

I “Mimetici” sono oggetti polivalenti, che svolgono diverse funzioni, mimetizzandosi con gli altri oggetti e con i casuale affastellarsi di cose. Sono porcellane biscuit, che nella seconda cottura si saldano tra loro in composite nature morte. Queste vanno, a loro volta, ad inserirsi tra gli oggetti del mondo domestico, diventando presenze-assenze e generando al contempo nuove funzioni.

Giubbotti